L'aumento del costo dei generi di prima necessità, che in Guatemala si sta facendo sentire più che in altri luoghi, sta portando tanta gene a protestare nelle piazze. Migliaia di persone sono scese in strada nella capitale, ma anche in alcuni centri minori, convocate dai sindacati e dalle organizzazioni campesine.
Fanno richieste che, se pur partono dallo specifico tema dei rialzi dei prezzi, diventano ben presto una piattaforma politica a trecentosessanta gradi. Chiedono, infatti, aumenti salariali, misure atte a contenere l'inflazione,riduzione del costo dei trasporti extraurbani, ma anche, interventi nel settore della giustizia, per farla finita con l'impunità nei reati di corruzione, difesa dell'ambiente e delle risorse naturali, bloccando il programma di apertura di nuove miniere, fermare le contaminazioni delle fonti di approvigionamento idrico. E si spingono anche a rivendicare la nazionalizzazione del petrolio guatemalteco, esigono che cessino le minacce e gli assassinii contro i dirigenti contadini e sindacali, ed invocano l'eterno tema della riforma agraria.
Il Governo, che pare si sia impegnato a dare risposte entro i prossimi quindici giorni, per le organizzazioni propmotrici della mobilitazione, deve decidere da che parte stare. Altrimenti, dicono, "il popolo ricomincerà ascendere nelle strade".