ARIA NUOVA IN GUATEMALA?

18 gennaio 2008

Certo, è ancora presto, molto presto, per lasciarsi prendere da troppo ottimismo. Tuttavia non è neppure giusto ignorare quelli che possono essere segnali di speranza. Il nuovo Presidente del Guatemala, Alvaro Colòm, ha prestato giuramento. E se i simboli hanno una loro importanza, la presenza di musiche maya come “colonna sonora” della cerimonia, potrebbe rappresentare proprio uno di questi segnali. Colòm ha ringraziato Dio perché dopo oltre cinquanta anni il Guatemala avrà un governo socialdemocratico. Già questo è un riferimento significativo, un “aggancio”, in qualche modo, all’esperienza riformatrice e partecipativa del governo di J. Arbenz, spazzato via da un golpe, direttamente finanziato e organizzato dagli Stati Uniti (per chi fosse interessato, segnaliamo il libro “Week end in Guatemala” di Miguel Angel Asturias, premio Nobel per la letteratura). E poi Colòm, dopo aver dichiarato che “governare è servire”, ha elencato le sue priorità. Ha detto che la priorità assoluta sono i poveri e che “dando a coloro che hanno di meno avremo tutti qualcosa in più. Le cose che pretendiamo di correggere – ha insistito - sono l’intolleranza, la disuguaglianza, la discriminazione, la mancanza di solidarietà”. Ha detto che bisogna portare a compimento gli accordi di pace, che sono stati in buona parte lettera morta fino ad oggi. Ed ha annunciato l’istituzione di “tavoli di dialogo” per la promozione degli investimenti e dell’occupazione, basate sullo sviluppo rurale e della piccola impresa; per la sicurezza, lo stato di diritto, la giustizia, l’educazione, le questioni indigene. Ed ha annunciato una guerra frontale alle mafie e al crimine organizzato. Inoltre ha fatto uno specifico cenno alla necessità di istituire il parco archeologico “El Mirador”, nel Peten, che dovrebbe essere un nuovo sito archeologico dell’importanza di Tikal (si pensi che dovrebbe venire alla luce una piramide paragonabile a quelle d’Egitto).
Certo, potrebbero essere tutte belle parole, senza fatti significativi a sorreggerle. Per esempio, la misera rappresentanza indigena nelle istituzioni lascia assai amareggiati, così come la presenza nell’esecutivo di politici legati all’FRG, il partito del famigerato Rios Montt.
Tuttavia, il non aver dato la priorità ai temi tradizionali del conservatorismo latinoamericano (l’alleanza con gli Stati Uniti, la scontatezza dei trattati di “libero commercio”, l’opposizione a qualsiasi “riforma agraria”, il ruolo dell’esercito) è già un fatto non privo di significato. Anche se si pensa che in più punti, oggi, l’America Latina è ricca di fermenti di riscatto e di emancipazione.

Intanto, si è formalizzata, con l’aiuto della comunità internazionale, la “Commissione Internazionale contro l’Impunità in Guatemala”, i cui componenti sono in parte (circa 40%) guatemaltechi e in parte stranieri. Una delle tante istituzioni il cui ruolo può essere puramente di facciata, oppure svolgere compiti importantissimi nel recupero della verità storica e nell’individuazione delle vere responsabilità di tanti fatti luttuosi. Anche questo dipenderà dal clima generale che vivrà il Guatemala, e in ciò l’azione del nuovo governo sarà determinante.

E alcuni fatti stuzzicano la fantasia su come potrebbe essere in procinto di cambiare il clima (non quello meteorologico, s’intende): la comunità indigena di Santa Cruz, Poptùn, nel Petén, ha visto riconosciuti “i suoi diritti storici e di proprietà sui terreni comunali”. E’ la prima volta che una comunità india vince una battaglia del genere. E a Sololà, grosso centro e capoluogo della zona del lago Atitlàn, si è istituita la “Municipalità Indigena”, Sindaco il sigor José Maria Julajuj, una vera e riconosciuta struttura amministrativa etnica. La quale si è data il compito di lavorare per gli interessi del popolo Maya Kaqchiquel
Naturalmente, seguiremo con attenzione.

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